lunedì 27 agosto 2012

Nota n° 14 - Il Padrone nascosto

Nota num. 14 pag. 29

Il decentramento non è stato, in verità, mai prescritto formalmente dal Concilio, ma istruzioni successive, espressione di quella "variazione teologica" cui si riferiva Ameno, lo hanno reso effettivo ovunque. anche nelle chiese più antiche. Abbiamo così tabernacoli nascosti in cappelle laterali, altari preconciliari spianati per far posto a posticce e arroganti "sedi presidenziali", nicchie ricavate in angoli bui e marginali destinate ad ospitare il Padrone di Casa, nella Cui presenza reale è onnai evidente che sono ancora in pochi a credere.

La deriva "antropocentrica" della Fede Cattolica è ben espressa nella Liturgia e nell’Arte Sacra. Nell’Arte Sacra si è fatto sparire il S.S. Sacramento dalla vista del fedele che entra in Chiesa come se la Sua Presenza fosse una cosa secondaria. Da che mondo è mondo le cose principali si mettono al centro dell’attenzione, proprio perché principali, più importanti. Quale padrona di casa nasconderebbe un mobile di valore nella sua casa? Di solito intorno al "pezzo importante" si fa luce, qualsiasi cosa per renderlo più evidente, come si faceva quando il Santissimo era posto al centro dell’altare maggiore e illuminato con oro e argenti. Oggi imperversa il minimalismo e pazienza se non avesse derive teologiche pericolose. Il Padrone di Casa che accoglie l’ospite che si nasconde, gli ospiti che si suppone vadano nella casa, per incontrare, visitare, parlare col Padrone e non trvano il Padrone che si nega loro. I servi della casa che fanno fare il giro delle stanze vuote e alla fine, solo alla fine, quando va bene, l’ospite si trova davanti al Padrone. Sicuramente per i servi di casa è più importante l’arredamento del Padrone. Cosa farà il Padrone ai suoi servi quando si sarà stufato di questo andazzo ? Nessun servo si comporterebbe così almeno che nella Presenza che si definisce Padrone non riconosca il Padrone vero e magari pensi di essere lui stesso (il servo) il Padrone.

Nota n° 12 - Antropocentrismo e/o teocentrismo ?

Nota num 12 pag. 24

Inoltre lo stesso Giovanni Paolo
II ha definito la svolta antropocentrica come uno dei punti più importanti del Vaticano II. Nell'enciclica "Dives in misericordia" n. 1, infatti, egli afferma che "mentre le varie correnti del pensiero umano nel passato e nel presente sono state e continuano ad essere propense a dividere e persine a contrapporre il teo-centrismo con l'antropo-centrismo, la Chiesa7 [...] cerca di congiungerli [...] in maniera organica e profonda. E questo è uno dei punti fondamentali, e forse il più importante, del magistero dell'ultimo Concilio".

Dichiarazione esplicita di discontinutà tra CVII e Tradizione, rimane il problema logico di come si possono far coincidere … "cerca di congiungerli" i due centri di due enti diversi se non congiungendo sovrapponendoli i due enti. La storia con al centro Cristo e la storia con al centro l’Uomo … non sono due cose diverse? E la Teologia? E la filosofia? E la Liturgia? Il paradosso continua, se il centro deve essere interpretato come il punto dove porre la massima attenzione, l’avere due centri indica che ad entrambi deve essere dedicata la stessa attenzione, alla creatura come al Creatore, al Salvatore come a coloro che debbono essere salvati. A quando l’offerta dell’uomo (l’uomo come offerta) a Dio nella S. Messa? Già i doni portati all’altare all’Offertorio non sono i simboli dell’offerta dell’uomo ? In liturgia i simboli non sono poca cosa, visto che sono "frutti del lavoro dell’uomo" ? Ma torniamo all’offerta antica fatta dall’assemblea ? Chi in buona fede non crede di partecipare attivamente al rito ? Ma partecipare attivamente ad una offerta significa essere "offerta" od "offerente". L’uomo non è offerta perché se lo fosse lo metteremmo al pari di Cristo che è L’Offerta pura ed immacolata (al contrario dell’uomo), ne l’uomo è l’offerente perché non lo è nemmeno il sacerdote che guarda caso "sparisce" nel rito facendolo in "persona Christi" perché è solo Cristo che offre Se Stesso al Padre e lo fa tramite il sacerdote … schiavo di Cristo. Un’offerta fatta a Dio di qualcosa di non puro di non immacolato (noi stessi) non è possibile mentre contemporaneamente Gesù offre se stesso.

Nota n° 10 - Non prevalebunt N° 2

Nota num. 10 pag. 20

Innanzitutto Amerio indica che nella Chiesa c'è una crisi. Questo è il fatto: crisi nella Chiesa non della Chiesa. Per questo mi permetto di dire che il titolo di Iota unum, quando si dice Studio delle variazioni della Chiesa, forse sarebbe stato meglio, come ha scritto il prof. Radaelli: Studio delle variazioni nella Chiesa. Altrimenti potrebbe sembrare - e certamente non era nelle intenzioni di Amerio - che la Chiesa sia cambiata. Ma questo è impossibile perché essa è il Corpo Mistico di Cristo, è la Sposa di Gesù, è assistita infallibilmente da Lui. Se nell'elemento umano ci sono sempre state, ci sono anche oggi, ci saranno domani delle deficienze, questo non significa che la Chiesa, nella sua sostanza, possa subire delle variazioni.

Traspare sempre più evidente, per coloro che hanno la fortuna (Grazia) di poter assistere alle celebrazioni della S.Messa V.O. dell’esistenza spirituale e materiale parte di Chiesa a cui, per me, è riferito il "non prevalebunt"; del "piccolo gregge" che vive la propria Fede secondo la Tradizione, non gente migliore degli altri, non meno peccatrice ma consapevole della propria pochezza rispetto all’enorme Grazia ricevuta. E’ la gente che si alza la mattina e prega: "Signore ti ringrazio ti avermi fatto cristiano". E’ la parte di Chiesa che si accosta con tremore alla balaustra per ricevere Lui, è la gente che è toccata nell’anima e nel cuore ognivolta che vede, con stupore, l’Elevazione dell’Ostia e del Calice alla Consacrazione mentre l’incenso sale al cielo. L’occhio di ogni fedele, del celebrante, dei ministranti contemplano il cuore, l’essenza vera di quella parte di Chiesa alla quale è stato assicurato da N.S.G.C. il "non prevalebunt". Quanto siamo vicini, ma anche lontani, noi che ci dichiariamo fedeli da questa parte di Chiesa ? Il "non prevalebunt" vale per tutta la Chiesa e anche per noi che diciamo di farne parte? Può la Chiesa trionfante essere soggetta a variazioni? E quella purgante ? E quella militante ? Sicuramente non c’è azione, momento di vita della Chiesa militante in cui Essa è più vicina alla Chiesa trionfante che non quello della Sacra Liturgia, della Celebrazione della Messa, dell’Offerta a Dio Onnipotente del pane e del vino ormai transustanziati definitivamente nel Corpo e Sangue di Gesù Nostro Signore. Ecco perché ogni attacco, ogni minimizzazione dell’azione liturgica è un colpo al cuore della Chiesa, Tutta!

sabato 25 agosto 2012

Nota n° 9 - sugli abusi Eucaristici

Nota num 9 pagina 17

Non Tradizione 'vivente', (ricorrente ambiguità nell'uso dei termini, suscettibili di interpretazioni plurime) com'è definita dai novatores, dove vivente acquista il significato di mutevole, a seconda della moda del momento, sempre nuova in base ai cri-teri immanentistici antropocentrici e storicistici post-illuministici che si ispirano al sentimentalismo, al romanticismo e forniscono di volta in volta unicamente risposte a domande contingenti, pretendendo di conformare il dogma e la dottrina alle molteplici variazioni del fragile pen-siero umano, anziché ancorarli alla Divina Rivelazione, che ci dona il Soprannaturale: Panem nostrum supersubstantialem...

Il modo di procedere dei “novatores” nell’opera di smantellamento della Fede somiglia in maniera impressionante a quello adoperato dalle multinazionali del consumo. Si indicano i bisogni e le mode, magari prendendole in prestito dal jet-set, e poi si introducno i prodotti facendoli passare per “popolari” e “democratici” nonché moderni. A questo gioco la gente si presta con entusiasmo e con gioia sentandosi gratificata ed al centro del progresso e della storia, inquanto additata come gente di successo e libera (sic). La vicenda della Comunione in piedi e poi sulla mano è un esempio clamoroso di questo modo di agire. Si sono indicate le più varie ragioni per la Comunione in piedi: la sparizione della balaustre (a proposito conosco amici che hanno usato le balaustre per arredare la casa, evidentemente qualcuno le ha vendute), ma allora perché non tornare ad inginocchiarsi nelle poche chiese dove le balaustre ancora resistono? Ma davvero non è possibile inginocchiarsi senza le balaustre ? Un inginocchiatoio non può sostituire la balaustra ? Si è posta la ragione dello “scorciamento dei tempi”, una fila ed in piedi si fa sicuramente prima ma, già lo scriverlo mi fa senso, sono sicuri e “novatores professionisti” che la gente non vuole dedicare 5 minuti in più a N.S.G.C. che per noi ha dato tutto Se Stesso ? Mi viene l’atroce sospetto, scusate la battuta, che i 5 minuti sono lunghissimi quando durante la Comunione siamo costretti ad ascoltare i canti che ci propinano. Anche qui bisogno indotto a prescindere dalla situazione reale, dalle necessità obiettive, e dal pensiero prevalente, penso e spero, dei fedeli. Ma poi, porsi il problema del tempo, quando sempre meno gente frequenta la Messa è mala fede. Poi dalla Comunione in piedi si è passati a quella sulle mani. La ragione ? Ai tempi sentivo parlare di ragioni igieniche (sob?) come se la particola non continuasse a passare per le mani del sacerdote e poi anche in quelle dei fedeli. Ma poi, chi assicura che le mie mani siano più pulite di quelle del sacerdote ? Si passa l’Ostia per due mani anziché una raddoppiando il rischio. Si corre oltretutto il rischio della trafugazione del S.S. Sacramento cosa non solo accademica ma di non rarissimo accadimento. Ma la cosa ancora più grave è che si vorrebbe, erroneamente, tener conto delle esigenze del fedele e non quelle dell’Adorazione e del rispetto per il S.S. Sacramento. Certo fa anche pensare il fatto che il problema sia stato sollevato quando, almeno nel mondo occidentale, le condizioni igieniche erano sicuramente migliorate. Tutte domande legittime, che ogni singolo fedele si deve porre e deve porre all’attenzione della Gerarchia ma che sicuramente non avranno risposta. Sotto tutto questo, è bene sapere, c’è un disegno preciso di origine protestante e massonica (forze presenti all’interno della Chiesa Cattolica): ridurre il Sacerdozio Cattolico ai minimi termini ed il S.S.Sacramento ad un simbolo ininfluente nella vita dei fedeli. Innovazioni quindi fatte senza nessuna necessità vera ma solo per uno scopo ideologico da perseguire.
Altro argomento: la soppressione delle balaustre. Lasciamo perdere, ma non è poco, la salvaguardia del patrimonio artistico. La necessità, il bisogno capziosamente indotto è stato quello della “partecipazione”. Si voleva che il popolo, l’assemblea (altra parola magica) partecipasse attivamente a quello che si compiva sull’altare e si voleva che vi partecipasse non solo in maniera spirituale ma anche in maniera materiale, sembrava che una Messa senza partecipazione non fosse valida, come se potessimo noi, ognuno di noi, aggiungere o togliere qualcosa al Sacrificio dell’Altare. La fine della vicenda, il risultato finale, ma è finale? E’ che si è creata di “professionisti” della Liturgia (io ne ho fatto parte ahimè) senza un minimo di preparazione liturgica e teologica, sostenuta solo dal volontarismo più a briglia sciolta possibile. Contemporaneamente, eterogenesi dei fini, la massa dei fedeli si è sentita sempre più esclusa e ormai vive la Celebrazione Eucaristica nella più completa indifferenza, con una partecipazione spirituale ridotta hai minimi termini. Non è raro vedere gente che parla del più e del meno anche nelle prime “panche” di chiesa. Si assiste ormai alla più completa sfasatura tra il celebrante che quando va bene celebra per se, il gruppetto dei cherichetti o cherichette che girano e parlottano o si fanno scherzi intorno alla Mensa L’insieme dei professionisti che vanno avanti ed indietro in chiesa per le letture, le raccomandazioni, gli annunci, l’offertorio, le preghiere più o meno pubbliche e le spiegazioni di rito quando non fanno anche da direttori di orchestra. Ci sono poi gli schitarratori ed i coristi, che si danno da fare cantando e suonando le cose più improbabili e nuove (mai provate prima) in modo che l’assemblea non possa partecipare ai canti rubando loro, agli strimpellatori, la scena. Per ultimo la massa (si fa per dire) dei fedeli che è presa dai propri problemi e che guarda continuamente l’orologio, magari facendolo notare al vicino, nella speranza che questa domenica il celebrante non si dilunghi nell’omelia sempre piena dei soliti luoghi comuni. Le nostre Liturgie sono spessissimo studiate per compiacere più alla “casta” che a Gesù Cristo. Il popolo dei fedeli, ormai stanco e nauseato, si allontana dalla Messa o se vi partecipa lo fa chiudendosi in se stesso e senza un minimo di entusiasmo. Provate a guardare le facce che escono di chiesa la domenica, si va dal senso di liberazione alla più completa indifferenza e noia. Questo per il Rito senza il Quale noi non saremmo nulla.

venerdì 24 agosto 2012

Nota n° 8 - I movimenti

Nota num. 8 pag. 12

Il problema è che il Cristianesimo ha abbandonato "l
a philosophia perennis" anche per un'inedita via esclusivamente esperienziale, quella dei movimenti.
E si è persa la consapevolezza che in mancanza di un serio impianto teorico-dottrinale si cade in un sentimentalismo e devozionismo che non portano da nessuna parte poiché mettono in secondo piano sia la Ragione, massificata da slogai, atteggiamenti e comportamenti indotti, che la Volontà, scaduta in volontarismo sostenuto da metodi accattivanti coinvolgenti l'emozione.


Il problema del movimentismo si pone su due piani: il primo, quello positivo, deriva dal fatto che oggi i movimenti sono gli unici soggetti ancora in missione. Le parrocchie, le diocesi, la Chiesa nel suo insieme ha abbandonato la Missione (intendo in Occidente e non solo), molto spesso anche programmaticamente per scelta ideologica; d’altra parte l’irenismo e la Missione sono contrapposti. Il movimento, essendo monolitico, si presenta al mondo in maniera univoca e chiara, senza compromessi, in maniera non contraddittoria e quindi con una faccia accattivante. L’esigenza della "appartenenza" è ben viva tra la gente e a questa "richiesta" la Chiesa, per ragioni ovvie, non da più risposte. Il problema dei movimenti potrebbe essere e qualche volta lo è il chiudersi in se stessi, nella loro autoreferenzialità senza far riferimento alla Chiesa, il problema dei neo-catecumenali è chiaro a tutti. Il movimento poi rifiutando, per paura o quieto vivere, lo scambio di idee, esperienze etc con altri movimenti e con la Chiea tutta tende ad isolarsi e piano piano perde anche la carica iniziale che ne era l’anima. Il pericolo più grande è che nel movimento si lavori per il movimento e non per Gesù e per la Chiesa, pericolo che ovviamente è tanto più grande quanto più grande è il senso di appartenenza, cosa in sé non negativa, del movimento stesso. Si potrebbe ovviare facendo di tutto per far apparire il movimento come mezzo e non come fine. L’uso di frasi fatte, che magari sono cariche di significati, tra gli appertenenti al movimento non aiuta sicuramente a sviluppare il ragionamento sulla Fede e le "parole" per la Missione, anche perché queste frasi sono più evocative di sentimenti, di situazioni, che non stimoli per la crescita. E’ la volontà sostenuta della Grazia che ci chiede di "fare" le cose per la Fede e non per il nostro piacere personale ma per il dovere che ci deriva dall’essere suoi (di Gesù Cristo). La volontà chè è Carità prescinde quindi dai nostri gusti personali, dal sentimento e se vogliamo anche dai nostri carismi e ci può chiedere di fare oggi l’imbianchino e domani il fabbro, dipende dalle situazioni e dalla nostra comprenione di esse e soprattutto dalla Sua Grazia. La Grazia che nutre la volontà la ispira ed è più potente anche dei carismi. Il volontarismo nasce invece dalle nostre scelte personalio e ci fa muovere in una sola direzione, quella che più ci piace a prenscindere anche dalle situazioni reali, ecco perché il volontarismo molto spesso è inefficace.


giovedì 23 agosto 2012

Nota n° 7 - Non prevalebunt N° 1

Nota num. 7 pag. 12

Ben consapevole che ogni Concilio della Chiesa è un dono dello Spirito Santo e che il Vaticano
II non fa eccezione - e come potrebbe del resto dopo la promessa stessa fatta dal Verbo Eterno alla Sua Chiesa?


Insieme al "non prevalebunt" c’è anche la profezia evangelica fatta a Pietro " … quando sarai vecchi di porteranno dove non vorrai andare …". Sono questi i giorni della "vecchiaia" di Pietro ? Eppoi, "non prevalebunt" contro quale parte di Chiesa ? Contro il potere temporale ? Ma su quello hanno già prevalso. Contro la "Chiesa Magisteriale" ? Vista la perdita di credibilità, anche fortemente cercata e voluta, il mondo non ha già prevalso ? C’è ancora l’illusione che sentendo praticamente lo stesso linguaggio tra la Chiesa ed il mondo si creda che il mondo è stato convertito alla Fede ? Non viviamo in tempi in cui gran parte della Gerarchia parla di tutto meno che di Fede ? In ultima analisi credo, ma è solo una opinione, che ormai il mondo (quello in alternativa alla Chiesa) abbia già prevalso sulla Chiesa visibile, tutta la Chiesa meno quella trionfante, meno quella purgante e anche una parte della Chiesa militante che vive nascosta, che prega, che conserva la Fede, che non si è arresa.

Nota n° 6 - fiuto antimodernista

Nota n° 6 pag. 11

Potremmo dire che un singolare dono divino la porta ad aver (l’autrice del libro: Maria Guarini n.d.r) la non comune grazia e appunto la capacità, di fiutare, scovare, come un buon segugio, l'errore ovunque esso più o meno subdolamente si annidi, di confutarlo e di ri-proporre la corretta dottrina cristiano-cattolica. Compito questo che al giorno d'oggi si sostanzia in una vera e propria missione, stante il pullulare di falsi profeti e cattivi maestri che imperversano, ahimè, anche all'interno della compagine ecclesiale.

Affinare, con la preghiera personale e comunitaria, con la partecipazione ai sacramenti, con la meditazione sulle Verità della Fede, con l'uso dell'apologetica intima (come posso spiegare ad un altro questa Verità della Fede e cercare di farlo "innamorare" di Essa? (la Verità)). Affinare sempre il proprio "fiuto" anti-modernista e poi "pedinare la preda" e non mollare una volta scovata (all’interno della compagine ecclesiale). Il tutto ovviamente con la massima visibilità pubblica possibile. La Fede è un fatto pubblico e quindi deve essere difesa pubblicamente.