venerdì 24 agosto 2012

Nota n° 8 - I movimenti

Nota num. 8 pag. 12

Il problema è che il Cristianesimo ha abbandonato "l
a philosophia perennis" anche per un'inedita via esclusivamente esperienziale, quella dei movimenti.
E si è persa la consapevolezza che in mancanza di un serio impianto teorico-dottrinale si cade in un sentimentalismo e devozionismo che non portano da nessuna parte poiché mettono in secondo piano sia la Ragione, massificata da slogai, atteggiamenti e comportamenti indotti, che la Volontà, scaduta in volontarismo sostenuto da metodi accattivanti coinvolgenti l'emozione.


Il problema del movimentismo si pone su due piani: il primo, quello positivo, deriva dal fatto che oggi i movimenti sono gli unici soggetti ancora in missione. Le parrocchie, le diocesi, la Chiesa nel suo insieme ha abbandonato la Missione (intendo in Occidente e non solo), molto spesso anche programmaticamente per scelta ideologica; d’altra parte l’irenismo e la Missione sono contrapposti. Il movimento, essendo monolitico, si presenta al mondo in maniera univoca e chiara, senza compromessi, in maniera non contraddittoria e quindi con una faccia accattivante. L’esigenza della "appartenenza" è ben viva tra la gente e a questa "richiesta" la Chiesa, per ragioni ovvie, non da più risposte. Il problema dei movimenti potrebbe essere e qualche volta lo è il chiudersi in se stessi, nella loro autoreferenzialità senza far riferimento alla Chiesa, il problema dei neo-catecumenali è chiaro a tutti. Il movimento poi rifiutando, per paura o quieto vivere, lo scambio di idee, esperienze etc con altri movimenti e con la Chiea tutta tende ad isolarsi e piano piano perde anche la carica iniziale che ne era l’anima. Il pericolo più grande è che nel movimento si lavori per il movimento e non per Gesù e per la Chiesa, pericolo che ovviamente è tanto più grande quanto più grande è il senso di appartenenza, cosa in sé non negativa, del movimento stesso. Si potrebbe ovviare facendo di tutto per far apparire il movimento come mezzo e non come fine. L’uso di frasi fatte, che magari sono cariche di significati, tra gli appertenenti al movimento non aiuta sicuramente a sviluppare il ragionamento sulla Fede e le "parole" per la Missione, anche perché queste frasi sono più evocative di sentimenti, di situazioni, che non stimoli per la crescita. E’ la volontà sostenuta della Grazia che ci chiede di "fare" le cose per la Fede e non per il nostro piacere personale ma per il dovere che ci deriva dall’essere suoi (di Gesù Cristo). La volontà chè è Carità prescinde quindi dai nostri gusti personali, dal sentimento e se vogliamo anche dai nostri carismi e ci può chiedere di fare oggi l’imbianchino e domani il fabbro, dipende dalle situazioni e dalla nostra comprenione di esse e soprattutto dalla Sua Grazia. La Grazia che nutre la volontà la ispira ed è più potente anche dei carismi. Il volontarismo nasce invece dalle nostre scelte personalio e ci fa muovere in una sola direzione, quella che più ci piace a prenscindere anche dalle situazioni reali, ecco perché il volontarismo molto spesso è inefficace.


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